La voce dei morti può alzarsi più alta e forte delle grida di chi vive ed esprimere, mentre scandisce parole talora pesanti come pietre, insieme la memoria degli ideali solo temporaneamente sconfitti e la speranza che altri uomini - in diversi momenti e luoghi - li possano finalmente affermare.
A pochi mesi dai barbari omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Adriano Sansa ha voluto testimoniare con queso poemetto la persistenza della memoria e il dovere della speranza, anche quando sembrano prevalere l'odio, l'ingiustizzia, l'illegalità e quanto di più oscuro alberga nel cuore umano.
L'eco foscoliano presente nel titolo ci riporta ad un alto compito della poesia in cui la tensione civile si accompagna ad uno sguardo partecipe e commosso sulle miserie e i limiti dell'uomo.
Per ricordarci infine che saremo chiamati "al cospetto di noi, dovunque, a sera"